top of page
  • Immagine del redattorePaolo Mirri

L'ansia: cos'è, i sintomi e la forma mentis.

Aggiornamento: 13 feb 2022

Ansia è una parola particolarmente e non sempre propriamente usata.


La psicologia e la psichiatria hanno ampiamente studiato l’ansia ed i suoi disturbi, proprio perché è una delle condizioni che influenza maggiormente la vita quotidiana di molte persone.


In questo articolo andremo a delineare le componenti individuali di questo stato affettivo esplorandolo maggiormente nel dettaglio, ci faremo quindi un’idea di cos’è e di come funziona.


Prima di continuare chiarisco che questo è un articolo informativo. Non vuole e non può avere finalità autodiagnostica. La diagnosi d’ansia non è facile e si fa in studio con un professionista della salute mentale.



Cos’è l’ansia?



Ansia deriva dal latino “angĕre”, stringere (da: Garzanti linguistica) e consiste in uno stato emotivo di forte agitazione ed apprensione per un evento futuro.


Quando parliamo di ansia quindi dobbiamo prendere in considerazione un complesso di emozioni e pensieri proiettati verso un qualcosa non ancora avvenuto, quindi verso una fantasia.


Nel Cognitivismo possiamo dire che ci sono due filoni di pensiero che “interpretano” l’ansia, al di là della definizione sopra descritta che credo sia univoca in qualsiasi tipo di pensiero psicologico.


Nel Razionalismo l’ansia è un’emozione di base, uno stato di attivazione che segue un’interpretazione di una situazione ritenuta pericolosa.


Nel Post-Razionalismo l’ansia è un sintomo psicologico, ovvero un corollario di emozioni che sono interpretate secondo i loro aspetti più concreti.



Sintomatologia ansiosa



L’ansia molto spesso è accompagnata da una più o meno spiccata e definita sintomatologia psicosomatica. Elenco i segni più frequenti.


  • tremore

  • sudore

  • senso di confusione

  • paura di impazzire

  • tensione

  • palpitazione

  • aumento della frequenza cardiaca

  • vertigini

  • nausea

  • formicolii

  • paura di perdere il controllo

  • derealizzazione e depersonalizzazione



Le caratteristiche cognitive dell’ansia.



Andiamo adesso a focalizzarci sugli aspetti salienti che caratterizzano questo stato di apprensione, fermo restando che potrebbero anche essere di più a seconda della persona che sperimenta questo vissuto.


Sono caratteristiche che posso dire abbastanza trasversali e riconosciute in tutta la corrente Cognitivo Comportamentale. Potrà comunque ben trasparire dalla mia descrizione che ho una visione dell’ansia piuttosto Post-Razionalista, quindi sintomatica.


Per comprendere bene l’ansia dovete fare un po’ un cocktail fra gli “ingredienti cognitivi” che vi cito adesso:


  • Dispercezione della realtà

  • Dispercezione di Sé

  • Pensiero orientato al futuro

  • Deficit metacognitivo

  • Better safe than sorry



Dispercezione della realtà


L’ansioso ha una visione del mondo a tinte horror. Questo vuol dire che la sua concezione del mondo potrebbe essere più drammatica e paurosa di quello che è realmente.


L’ansioso molto spesso ha una ipervalutazione del rischio, ovvero il rischio che lui percepisce spesso non è aderente al rischio reale, quello statistico.


La mente dell’ansioso quindi distorce la logica delle probabilità riguardo ai rischi del mondo, li ingigantisce, li rende mostruosi e ne estremizza le conseguenze.



Dispercezione di Sé


L’autostima dell’ansioso non è elevata. Non necessariamente ha un’opinione costituzionalmente negativa su sé stesso (anche se a volte è proprio così).


Più che altro l'ansioso è polarizzato a vedersi intimamente inadeguato a rapportarsi col mondo esterno nei termini di gestione dei rischi che lui stesso del resto distorce. Fondamentalmente si vede debole, alla mercé del mondo.



Pensiero orientato al futuro


Dato che la sua visione del mondo è orrenda e piena di insidie allora l’ansioso tenderà a pensare spesso al futuro. La direzione del suo pensiero quindi andrà molto spesso su “ciò che potrà accadere” piuttosto che su “ciò che mi accade ora”.


Il suo pensiero quindi assumerà la forma di un rimuginio nel quale tenderà a farsi scenari futuri ed a modularli un po’ a suo piacimento, incrementando la sua ansia.


C’è da sottolineare come questo tema immaginativo spesso non sia così definito come nei comuni pensieri o previsioni. Al contrario il futuro immaginato dall’ansioso spesso è grigio, tendenzialmente confuso, con ampie zone d’ombra, di ambiguità e di possibilità.



Deficit metacognitivo


Il futuro di per sé non è ancora avvenuto, quindi quando ce lo immaginiamo stiamo letteralmente fantasticando, ci stiamo creando un film mentale. Il film dell’ansioso tende ad essere un horror o un drammatico, spesso troppo horror o drammatico, tanto che anche lui a volte si rende conto dell’assurdità della sua stessa fantasia.


Il problema è che l’ansioso non riesce a discostarsi più di tanto da queste fantasie, per quanto una parte di lui le possa ritenere anche assurde, perché intimamente ha difficoltà a differenziare l’immaginazione dalla realtà (abbiamo infatti visto che ha una visione di sé e della realtà piuttosto distorta).


L’ansioso, in sostanza, rischia di diventare preda delle sue stesse fantasie.


Un altro aspetto metacognitivo deficitario è la costituzionale difficoltà a riconoscere le proprie emozioni di base. L’ansioso le vive nel futuro ma ne è preda nel presente e le interpreta erroneamente sugli aspetti più fisici e/o confusi.



Better safe than sorry


Meglio prevenire che curare, evito la situazione che mi mette in apprensione (Perdighe & Mancini,2010). Se il mondo è così pericoloso, se io sono così inadatto e per giunta non riesco bene ad immaginare cosa mi potrebbe succedere, o quali siano i numerosi rischi, allora la mia scelta più ragionevole potrebbe essere quella di non rischiare.


Non faccio un passo avanti, mi blocco sulla scelta. Acquisisco una posizione di immobilità esistenziale che da un lato mi preserva dal rischio immaginato, dall’altro però mi crogiola nel mio stato di apprensione, ad un costo di energie molto elevato.


Uso la parola crogiolare perché è esattamente ciò che accade all’ansioso: il comportamento di immobilità aumenta lo stato d’ansia in quanto il comportamento stesso è totalmente coerente alla fantasia drammatica e la convalida nella realtà. Si innesca quindi un doloroso circolo vizioso.



Note finali



L’ansia è quindi un sintomo psicologico che necessita, se invalidante, la considerazione di intraprendere un percorso di psicoterapia.


L’intensità dell’ansia ovviamente può essere variabile e può assumere varie forme (i disturbi d’ansia dei manuali psichiatrici) a seconda della struttura identitaria dell’individuo che la esperisce.



 

BIBLIOGRAFIA



Perdighe C., Mancini F., Elementi di psicoterapia cognitiva II Edizione, Giovanni Fioriti Editore, 2010.


 

Condividi l'articolo!

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page