Se desideri intraprendere un percorso di Psicoterapia quasi sicuramente ti sarai fatto una domanda di questo tipo: “a cosa serve la psicoterapia?” oppure “Come possono curare le sole parole?”.
Ebbene sì, la psicoterapia funziona, e si interviene proprio attraverso il linguaggio.
Prima di parlarti del perché funziona voglio presentarti un lavoro de l’ American Psychological Association (APA, 2012) il quale analizza di dati nella letteratura internazionale sull’efficacia della psicoterapia.
Ci sono vari aspetti importanti:
Pressoché tutte le psicoterapie (ovviamente quelle riconosciute a livello scientifico) hanno livelli di efficacia elevati sui vari tipi di disturbi psicologici. E tale efficacia più o meno si equivale tra i vari metodi.
La psicoterapia è efficace sia sui singoli individui che sulle coppie e sui gruppi.
E’ efficace su tutte le età e sia sui maschi che sulle femmine.
La psicoterapia, a lungo termine, è economicamente più conveniente rispetto alla farmacoterapia.
Adesso parliamo di cosa potrebbe saltare all’occhio guardando questi punti: tutte le psicoterapie sono efficaci. Quindi non solo le parole possono intervenire su un disturbo psicologico o su un problema dell’individuo, ma addirittura vari metodi possiedono più o meno la stessa efficacia!
Quali sono quindi gli aspetti “curativi” che possiede la psicoterapia?
Per onestà intellettuale ti risponderò parzialmente a questa domanda, e citerò unicamente la Psicoterapia Cognitivo Comportale nei due approcci che pratico maggiormente: quello Razionalista (prendo spunto da Aaron T Beck ma ci sono molti psicoterapeuti altrettanto autorevoli in questa corrente) e quello Costruttivista Post-Razionalista (Guidano, 1991). Infine ti proporrò una riflessione che potrebbe suggerirti come mai anche altre forme di psicoterapia sono efficaci.
Psicoterapia Razionalista: intervento sui pensieri
In una prospettiva che chiamiamo Razionalista o Standard, fondamentalmente penso proprio di poterla chiamare “quella Cognitivo Comportamentale Classica”, l’efficacia deriva principalmente dal fatto che col paziente si instaura un dibattito sulle sue idee negative verso di sé, verso gli altri, verso il mondo. In qualche modo si sottopongono a critica le idee che sono alla base della personalità del paziente, che sono quelle che lo condizionano nella sua vita. Secondo questa prospettiva se il paziente poi cambia o ridiscute quelle idee, cambieranno poi le emozioni e i sintomi che gli causano sofferenza.
Psicoterapia Costruttivista: intervento sulle emozioni
Diversa la prospettiva Costruttivista Post-Razionalista nella quale l’efficacia deriva non dal modificare le idee automatiche del paziente (qui non considerate patogenetiche, ovvero causa del disturbo) ma dal flessibilizzare alcuni aspetti fondanti della personalità dell’individuo. Ovvero la persona presenta un determinato disturbo in quanto ha un modo di intendere sé stesso, le sue relazioni, il suo mondo, molto poco flessibile o molto poco definito. Se quindi facciamo in modo che la persona possa trovare e poi sperimentare dei modi più articolati e più complessi di interfacciarsi con sé stesso e le sue relazioni più significative, la si aiuta anche a padroneggiare meglio tutte quelle emozioni che le suscitano tali tipi di approcci.
In entrambi i casi un aspetto terapeutico importante è quello del monitoraggio degli stati mentali, altrimenti detto un po’ in modo riduttivo “modello ABC”; questo è un aspetto caratteristico della Psicoterapia Cognitivo Comportamentale che permette alla persona di riappropriarsi, quasi letteralmente, di alcuni suoi stati mentali che avvertiva come estranei e poco definiti. Il monitoraggio è un po’ la spina dorsale delle Psicoterapie Cognitivo Comportamentali, ed è un tassello molto importante nel lavoro col paziente.
L'aspetto terapeutico che accomuna molti approcci
Voglio infine riflettere su un aspetto interessante: già ti ho parlato di tre motivi per i quali una psicoterapia Cognitivo Comportamentale funziona. Ma è chiaro che anche altri trattamenti hanno un’efficacia, al di là delle ricerche scientifiche mi sembra chiaro, basta vedere la varietà di psicologi, psicoterapeuti che costellano il web e che forse un po’… confondono... chi non è addetto ai lavori. L’aspetto che accomuna tutti gli approcci è il tipo di relazione che si instaura fra terapeuta e paziente (Horvath, Del Re, Flückiger et al., 2011). Questo non è minimamente da sottovalutare perché l’essere umano ha un costituzionale bisogno di essere ascoltato nei suoi vissuti affettivi ed il modo nel quale viene ascoltato, cosa gli viene chiesto, come si pone l’interlocutore, può suscitare nella persona delle emozioni che sono apparentemente nuove per il suo modo di essere e possono fornire da spunto per un cambiamento. Chiaramente la relazione terapeutica è diversa da quella con un conoscente, un amico o un partner, ed è soprattutto l'aspetto cooperativo, sugli obiettivi stabiliti, che porta al raggiungimento di risultati.
BIBLIOGRAFIA
Aaron T Beck (1984) Principi di terapia cognitiva. Un approccio nuovo alla cura dei disturbi affettivi, Roma: Astrolabio.
American Psychological Association (APA, 2012) "Recognition of Psychotherapy Effactiveness”
Guidano, V.F. (1991). The Self in process, Guilford, New York (Trad. It.: "Il Sé nel suo divenire", Bollati Boringhieri, Torino, 1992)
Horvath, A. O., Del Re, A. C., Flückiger, C., & Symonds, D. (2011). “Alliance in individual psychotherapy.” Psychotherapy, 48(1), 9–16. https://doi.org/10.1037/a0022186
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