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  • Immagine del redattorePaolo Mirri

L’emergenza psicologica dei giovani

Aggiornamento: 2 ago 2021

In questo articolo tiro le somme di quali siano state le conseguenze psicologiche delle misure restrittive contro il covid sulla salute mentale dei giovani, quindi sui bambini e gli adolescenti. Cercherò di offrire un quadro il più esaustivo possibile e proporrò da un lato dei dati attuali, dall’altro dei contributi scientifici che possano motivare la gravità della situazione attuale.


La pandemia da Coronavirus ha portato ad un notevole peggioramento della salute mentale dei cittadini italiani. La difficile situazione economica, la paura del contagio, le misure restrittive, sono tutti aspetti che hanno creato un notevole stress da pandemia, che adesso sta dilagando nelle famiglie.


Il Cesvi sottolinea infatti che il 43% delle persone abbiano accusato un peggioramento della loro salute mentale per le conseguenze psicologiche del covid e delle misure restrittive. L’aspetto però più preoccupante è l’impatto che la pandemia ha sui bambini e gli adolescenti i quali sono, appunto, la parte più fragile dei vari contesti familiari.


Le conseguenze psicologiche del Covid sui più giovani


Finora questi sono rimasti un pò fuori dall’eco mediatico, ma ci sono stati comunque alcuni segnali d’allarme. Stefano Vicari dell’ospedale Bambino Gesù di Roma parla di un notevole incremento della sofferenza psicologica nei giovani, una sofferenza che porta anche all’autolesionismo di alcuni adolescenti.


La Fondazione Cesvi riporta dati allarmanti riguardo alle conseguenze psicologiche che ha il Covid sui giovani. Si parla di una situazione che è già grave e peggiora al progredire della pandemia. Lo studio del Cesvi sottolinea addirittura la presenza di vere e proprie violenze domestiche ai danni dei bambini e mette in luce sei fattori che, se in difetto, possono aggravare il quadro:


  • capacità di cura di sé e degli altri,

  • vivere una vita sana,

  • vivere una vita sicura,

  • acquisire conoscenza e sapere,

  • la presenza di un lavoro e l'accesso a risorse e servizi.


Possiamo sostenere che, data la situazione di stress, paure e precarietà che vivono molte famiglie, questa si riversa poi sui bambini.


Sono stati messi in luce gli aspetti che hanno determinato maggiormente il malessere dei giovani. I bambini e gli adolescenti hanno un bisogno costitutivo di fare esperienze di vita anche al di fuori del contesto familiare, con i coetanei ad esempio. Dobbiamo renderci conto che a bambini e adolescenti iniziano a mancare queste esperienze che sono fondamentali per il loro sviluppo: il ridotto contatto sociale con i coetanei, la scuola a distanza e la privazione delle avventure giovanili, sono tutti aspetti che aumentano questa sofferenza.


Il contatto sociale con i coetanei e il gioco


Sono convinto che in molti casi il gioco sia stato fortemente penalizzato dalle misure di distanziamento fisico. Infatti, il gioco dei bambini molto spesso è estremamente ravvicinato e particolarmente irruento (purtroppo in questo periodo, incoraggiati anche dalle misure restrittive, vediamo i giovani che passano molto più tempo in rete, ma non ne parlerò in questo articolo).


Vediamo quindi perché la privazione del gioco con i coetanei può rappresentare un serio problema per lo sviluppo personale del bambino e può avere conseguenze psicologiche nel periodo Covid. L’essere umano ha bisogno di socializzare. I bambini attraverso il contatto con i coetanei iniziano ad esplorarsi in quelle competenze relazionali che riproporranno poi da adulti. E’ importante quindi che i bambini possano sperimentare rapporti con i coetanei perché dietro il divertimento di un gioco, la rabbia di un litigio, una discussione con un amico, si stanno gettando le basi di come questa persona in erba si relazionerà da adulto.


Un aspetto probabilmente molto penalizzato in questo periodo è stato il gioco con i coetanei. Ci sono varie teorie (a mio parere un po’ tutte verosimili) secondo le quali il gioco sia particolarmente importante per la crescita del bambino.


A cosa serve il gioco?


Secondo Spencer (1855) il gioco è una scarica di energia che viene canalizzata in modo creativo e viene addirittura definita come “l’origine di ogni arte”. L’autore sostiene quindi che l’energia in eccesso viene letteralmente scaricata senza scopo nel gioco.


Groos (1889) invece teorizza che il gioco abbia uno scopo evoluzionistico. I bambini giocano per sperimentare cosa vuol dire essere adulti; per far questo chiaramente osservano gli adulti e poi li imitano relazionandosi con i coetanei nel gioco. Anche secondo Jerome Bruner (1983) nel gioco c’è un fenomeno mimetico dei comportamenti dell’adulto, ma altresì il bambino propone delle azioni simboliche che recano in sé significati personali, culturali e sociali.


Una lettura affascinante del gioco nel bambino la dà il grande psicologo bielorusso, uno dei padri del costruttivismo, Lev Semënovič Vygotskij (1966). Secondo l’autore il bambino mentre gioca utilizza l’immaginazione e non un pensiero realistico. Le azioni (o i giocattoli che il bambino fisicamente possiede) nel gioco sono separate dalla realtà percettiva, il bambino mentre gioca crea sulla base delle proprie rappresentazioni interne. Il gioco stesso quindi diventa un intermediario, un modo per rappresentare nella realtà ciò che il bambino porta dentro di sé. Questo oscillare creativamente tra immaginazione e pensiero realistico porta la persona in erba a differenziare il mondo del pensiero da quello della realtà concreta che lo circonda. In sostanza per Vygotskij il gioco permette, attraverso l’esplorazione, di separare mondo interno da mondo esterno. É importantissimo quindi!


La scuola a distanza ha a che fare con le conseguenze psicologiche del Covid?


Voglio essere chiaro su questo aspetto: non sono un insegnante di scuola. Ho insegnato in vari contesti (molto raramente nelle scuole, più che altro aziende e prima all’Università) perciò non ho una visione da docente sull’infanzia. Sono quindi fortemente convinto che un insegnante di scuola possa offrire una visione molto più completa della mia.

Io comunque esporrò una prospettiva critica sulla base di ciò che si è detto in questo periodo e su ciò che sento dai giovani. Questa quindi è più che altro una riflessione.


Nel panorama delle conseguenze psicologiche da Covid, pure la scuola a distanza sembra essere stato un elemento critico per molti giovani. Soprattutto gli adolescenti, che da questo punto di vista sono stati più colpiti dei bambini, questo riferiscono che un aspetto particolarmente stressante è stato l’alternarsi tra scuola in presenza e a distanza. Il non avere una costanza induce stress nell’individuo che si ritrova in una situazione di discontinuità che emotivamente confonde e crea un clima d’ansia.


La scuola inoltre non è solo un posto di apprendimento nozionistico, ma nella scuola i giovani imparano a relazionarsi con varie realtà:


  • il rapporto con i coetanei,

  • con gli adulti,

  • con i più giovani,

  • il senso delle regole,

  • il senso del gruppo,

  • il rispetto o meno degli impegni,

  • le prime esperienze sentimentali.


Questi sono solo alcune delle sfaccettature dell’universo scuola, e una scuola che diventa “a distanza”, che entra in casa dei giovani, in un ambiente privato, a volte intimo e propone solo una dimensione nozionistica (sempre che funzioni la connessione e/o che la telecamera del computer sia accesa..)


Le avventure giovanili


In questo anno molti ragazzi sono rimasti più o meno volontariamente chiusi in casa, hanno avuto maggiori difficoltà ad incontrare amici, di raggrupparsi e vivere tutti quei contatti umani che sono così importanti per un giovane.


Il giovane deve esplorare. L’esplorazione è la base per la conoscenza di sé stesso prima che del mondo, in quanto nel comportamento esplorativo la persona impara a percepire e quindi testare i propri limiti. L’adolescente si ritrova in una fase della vita nella quale deve capire un po' qual è il copione di sé stesso che porterà avanti nella sua vita, l’adulto che vorrà essere (Erikson, 1995); questo passa necessariamente dall’esplorazione.


Esplorando, conoscendo, vivendo, opponendosi, l’adolescente vede varie realtà, capisce il senso del limite, si rapporta con esso e costruisce un proprio senso di identità. Aver chiuso gli adolescenti in casa, inoltre, rischia di stressare il meccanismo già presente in adolescenza di demarcazione, anche aggressiva, dalle figure genitoriali (Winnicott, 1974). Infatti, secondo il famoso psicanalista, l’adolescente deve disconfermare, anche violentemente, l’immagine del genitore per poter acquisire un proprio senso di adultità.


Le conseguenze psicologiche del Covid e i problemi familiari


Questo aspetto lo sottolineo per ultimo, ma non è l’ultimo per importanza. La pandemia, i lockdown, le difficoltà economiche e ciò che tutto questo ha dissotterrato nelle vite delle famiglie, ha significato in molti casi dei terremoti familiari o comunque delle intense sofferenze. E’ importante comprendere che i bambini hanno osservato questi problemi familiari, li hanno assorbiti guardandoli con i loro giovani occhi e questi problemi hanno purtroppo interferito con il loro bisogno di sicurezza (Bartlett JD et al.,2020 su childtrends.org).


E’ molto importante che le famiglie si rendano conto che i bambini assorbono come spugne il clima emotivo e, generalmente, ciò che si dice e si fa in famiglia. I bambini in special modo però hanno modi di esporre i loro bisogni diversi da quelli dell’adulto. I genitori ascoltino la sofferenza espressa dai bambini, e questa può esprimersi in vari modi non sempre facilmente decifrabili. Qualora la sofferenza del bambino o dell’adolescente sia marcata, non esitino a contattare uno psicologo o uno psicoterapeuta.


 

BIBLIOGRAFIA


Intervista da parte di Istituto Bruno Leoni a Stefano Vicari, primario all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù. Il video: https://www.youtube.com/watch?v=PuIuCnT0tyo



Spencer, H. (1885) Principles of Psychology


Groos, K. (1889) The Play of Man



Bruner J. (1983) Children's Talk: Learning to Use Language. Trad. it. Il linguaggio del bambino, Roma, Armando, 1991.


Vygotskji L.S. (1966) Pensiero e linguaggio, trad.it., Giunti Barbera, Firenze.


Erikson, E. (1995). Gioventù e crisi d’identità. Roma: Armando Editore.


Winnicott, D.W. (1974). Gioco e realtà. Roma: Armando Editore.



 

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