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  • Immagine del redattorePaolo Mirri

Perché si può avere paura dello psicologo? Analisi delle resistenze alla psicoterapia.

In questo articolo voglio parlarti di un grande “gap”, quello che si gioca tra la necessità di un intervento psicologico e di quanto le persone, anche in stato di bisogno, stentano a rivolgersi ad uno psicologo perché ne hanno paura.


Apro questa riflessione con dei dati: in Europa, prima dell’arrivo del nuovo coronavirus e della messa in atto delle misure restrittive, una persona su sei soffriva di un cosiddetto disturbo mentale. Si parla di 84 milioni di europei (fonte ANSA,2020). Nel 2020, con l’emergenza Covid-19, la situazione sta degenerando, a proposito, puoi consultare qui il mio articolo aggiornato a fine 2020.


Sono molte e sono sempre di più, quindi, le persone che hanno bisogno di uno psicologo per un disturbo diagnosticato. In più, se consideriamo che per intraprendere un percorso psicologico non è necessario per forza manifestare un disturbo, allora la quantità di persone che potrebbero averne bisogno aumenta ancor di più.


Perché si ha paura di andare dallo psicologo?


Le risposte sul perché si ha paura dello psicologo potrebbero essere le più varie, ti offro tre possibili spiegazioni. Due sono luoghi comuni sugli psicologi, la terza invece è forse la ragione più profonda per la quale, nonostante tutta la sofferenza, una persona abbia notevoli resistenze ad intraprendere un percorso con uno psicologo.


1. “Andare dallo psicologo è per i matti”


Purtroppo questo è un luogo comune piuttosto diffuso, si cerca di accostare la figura dello psicologo ad un concetto assistenzialistico per persone poco autonome, autosufficienti o (termine che non appoggio assolutamente) per i cosiddetti “matti”.


Chiaramente dietro questa credenza di reale c’è ben poco. Soffrire di un sintomo psicologico non vuol dire assolutamente avere un pensiero avulso dalla realtà, e in ogni modo, non sempre i pazienti negli studi degli psicologi soffrono di chissà quali particolari sintomi.


2. “Lo psicologo non serve a niente” o “sono solo chiacchere”


Altra credenza piuttosto diffusa che non tiene conto di una miriade di fattori, è anche difficile rispondere ad una cosa del genere perché equivale a sostenere che:


i medici non servono a niente”

gli avvocati non servono a niente”

gli ingegneri non servono a niente”


Chiaramente non si può replicare , perché vorrebbe dire impostare una trattazione su anni ed anni di formazione didattica e personale. E non è possibile.


Posso però far riflettere su una cosa: gli psicologi sono forse maggiormente colpiti da questo luogo comune, rispetto alle altre professioni, perché la figura dello psicologo storicamente è piuttosto giovane. Molti fanno risalire la nascita della psicologia sperimentale al 1879 attorno alla fondazione del Laboratorio di Lipsia e del suo fondatore Wilhelm Wundt. La professione dello psicologo viene normata, in Italia, nel 1989! Praticamente l’altro ieri se consideriamo che i medici hanno una storia millenaria. La psicologia quindi è una scienza relativamente molto giovane, ed è chiaro che ancora sia un po’ sottostimata a livello socioculturale.


3. Paura del cambiamento


Questa probabilmente è la spiegazione più scientifica. La mente di ognuno di noi, non vede l’oggettività delle cose, ma ha un suo modo di percepire sé stessa ed il mondo, ne coglie degli aspetti che gli servono per mantenere un sufficiente livello di autostima (Maturana e Varela, 1987). Questa percezione del mondo e di sé stessi può essere più o meno rigida o vaga.


In altre parole per molti di noi è preferibile sopportare la sofferenza di un sintomo psicologico o di una situazione relazionale complicata, piuttosto che operare una mossa di autocoscienza la quale comporterebbe cambiare o “allentare” il proprio punto di vista che si ha sulle cose e sulle relazioni.


La psicoterapia effettivamente, partendo dallo studio del sintomo psicologico, va poi ad aiutare la persona ad esprimere le sue emozioni in modo diverso nelle sue relazioni significative e a donare una coerenza al modo di essere del paziente. Chiaramente questo non avviene dall’oggi al domani, è un percorso che richiede tempo, impegno ed una buona relazione di cooperazione tra le due parti.


 

BIBLIOGRAFIA



Humberto Maturana, Francisco Varela, L'albero della conoscenza, Garzanti (1987), ISBN 88-11-59399-9


 

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