Riflettiamo sul significato di “struttura” ovvero “la distribuzione degli elementi che, in un rapporto di correlazione e di interdipendenza funzionale, formano un complesso organico o una sua parte...” (da Treccani).
Questo concetto è applicabile a molte cose, anche alla nostra personalità, e noi umani nella nostra individualità possediamo strutture più o meno rigide o lasse, dipende da chi siamo.
Cosa vuol dire?
Una persona dalla struttura rigida è poco permeabile alle suggestioni esterne, ha una maggiore consistenza ed un forte senso identitario. Il suo problema eventualmente può essere il non permettersi elementi di dubbio, di incertezza, vivrà un profondo senso di colpa se ciò che esperisce esce dai suoi standard personali.
E' un po' un tipo che va avanti per la sua strada, sa cosa vuole e se prova emozioni che "gli tornano poco" con l'idea che ha di sé, prova in qualche modo ad accantonarle.
Una persona dalla struttura lassa al contrario è un “alloplastico”, tende a conformarsi o ad opporsi sulla base dei vari contesti che esplora, è una specie di camaleonte mutevole e sensibile alle prospettive altrui.
Una persona di questo tipo sarà sensibile al giudizio, avrà la capacità di captare ciò che suppone che gli altri si aspettino da lui (e spesso con una certa efficacia). Al contempo rischierà di imprigionarsi nelle, comunque, supposte aspettative degli altri perdendo di vista i propri personali punti di riferimento.
Che sia lassa o rigida, possiamo dire che la struttura di una persona è il gioco tra le varie parti di Sé che garantisce organizzazione, unità, senso di coerenza e completezza all’individuo.
Perché apro la riflessione su “Shame” con questo preambolo? Perché a volte ci sono persone che manifestano una struttura di un certo tipo ma “sotto” covano ben altro. Il nostro film “Shame” potrebbe mostrare uno di questi casi.
Il Film Shame
In questo articolo voglio trattare del caso Brandon Sullivan, il protagonista del film “Shame” (2011) di Steve Mc Queen con Michael Fassbender nei panni di Brandon.
Apparentemente è un film sulle attività sessuali nettamente compulsive del protagonista, che da molti punti di vista “soffocano” la visione del film (e un po' questo ci pone in empatia su quanto ne sia soffocato il nostro Brandon).
Leggiamo il film non sul piano scenografico, non sono un critico cinematografico, ma prendiamo il personaggio di Brandon Sullivan per quello che è: un caso clinico.
Offrirò la mia personale interpretazione del caso, puntualizzando prima una cosa, ovvero che si tratta di un film quindi sarà più un lavoro di fantasia che altro.
Proviamo comunque a dargli una lettura sufficientemente complessa che possa far emergere il lato umano del protagonista dietro a questi sintomi tragici, soffocanti e talora tendenti a generalizzarsi.
Per la lettura del caso seguirò un’impostazione molto generale Cognitivo Costruttivista (Guidano,1992) che mi rappresenta maggiormente. Proporrò comunque una riflessione con spunti sul piano sistemico-relazionale (Berne,1970), comportamentale e psicodinamico (Bergeret, 2002).
Un consiglio: mentre leggi, tieni ben presente ciò che ti ho spiegato sul significato di “struttura”.
Il contesto narrativo: i territori di Brandon.
Shame è uno spaccato di vita “qualunque” di Brandon Sullivan, nello specifico mostra cosa succede durante una visita della sorella Sissy. Il film non ha un inizio e non ha una fine, è semplicemente uno spezzone temporale di una storia molto più ampia.
Il nostro Brandon, si muove “a spirale” nella storia, come se al centro ci fosse la sua vita lavorativa e piano piano si delineasse la sua dimensione personale. Questa è definita dalla sua realtà domestica e soprattutto da ciò che accade ai margini di questa.
Brandon è un impiegato di mezza età, una persona socialmente inserita, ha dei modi ricercati, probabilmente è dotato di una buona intelligenza e di un livello culturale abbastanza sopra la media.
Il protagonista ha buoni rapporti nel suo contesto lavorativo, è ben inserito, e con i colleghi riesce ad avere rapporti non stretti ma che comunque vanno oltre l’ambiente squisitamente di lavoro.
Traspare che il rapporto più importante sia quello col suo capo, con lui non ha una vera e propria amicizia ma vive delle uscite in alcuni locali della città in cerca di avventure da una notte.
Un’altra realtà di Brandon è quella che si delinea ai margini del suo contesto lavorativo, lui è un acuto osservatore di coloro che lo circondano, non intreccia quasi mai rapporti verbali, osserva le persone in disparte e le scruta nei loro dettagli, consapevole del fatto che spesso sono quelle le cose a cui tiene l’altro.
Lì Brandon caccia le sue donne, lo fa semplicemente con la sua presenza, si muove in questa realtà come un predatore che lancia l’amo alla preda ed aspetta che questa lo segua.
Interpretiamo questa dimensione un po’ come un confine tra la dimensione lavorativa e quella domestica, il suo territorio.
L’ultima e la più importante realtà di Brandon è quella più intima, quella domestica. All’interno della sua casa Brandon vive la sua condizione più genuina, sul piano esistenziale. Mentre sul lavoro il paziente è una persona ben inserita a casa mostra il suo lato solitario.
Brandon è un uomo solo, le compagnie delle quali si circonda sono principalmente prostitute con le quali intrattiene rapporti occasionali.
Voglio far notare un dettaglio: le donne che Brandon “caccia” fuori casa non entrano mai in casa, lui consuma i rapporti con loro fuori dall’abitazione. Le donne che entrano in casa invece hanno un lasciapassare da parte di Brandon, ovvero l’onorario per la prestazione sessuale.
La casa per Brandon è quindi una specie di fortino, per poter entrare i ruoli devono essere chiari.
Il rapporto con la sorella Sissy
Sissy è il personaggio che smuove la vicenda narrata nella storia.
Nel film non si parla della situazione familiare pregressa, fuorché del fatto che da come si muovono i due personaggi si può intuire che lui è il fratello maggiore. La sorella minore di Brandon è un’artista, è spesso impegnata in rapporti sentimentali tumultuosi e quasi sicuramente con tratti di personalità borderline.
Ad osservarli fratello e sorella sono totalmente diversi, lei è discontrollata e vive le emozioni in modo tumultuoso e contraddittorio, la sua intimità è apparentemente aperta a tutti.
Lui è socialmente ipercontrollato e lo spazio emotivo sembra interpretarlo come una dimensione privata nella quale nessuno può entrare.
Sissy e Brandon sono indissolubilmente legati. La storia lascia intendere che però i due fratelli si vedono a singhiozzo.
Sissy si fa sentire al telefono ogni mattina, i messaggi che lascia alla segreteria sono dolci, il tono è morbido, richiamano il fratello e a volte con un sentore vagamente allarmante, prova a farsi richiamare. Brandon li ascolta ogni mattina ma non la richiama.
Sissy più che andare a trovare il fratello fa delle specie di irruzioni in casa sua. Tutto d’un tratto Brandon dalla solitudine del suo fortino si ritrova con la sorella in casa, la quale lo investe e lo invade con tutto il suo mondo di emotività disregolata.
Analizziamo cosa accade a livello comportamentale e relazionale nella dinamica tra i due fratelli, consapevoli del fatto che sono comportamenti molto ripetitivi. Questi comportamenti si ripropongono spesso nel film e in ciò che si suppone sia la loro realtà al di fuori dello spezzone cinematografico.
La dinamica relazionale tra Sissy e Brandon si gioca più o meno in un alternarsi fisso di ruoli come se Brandon fosse una specie di genitore e Sissy una sorta di figlia.
La relazione Genitore Normativo (Brandon) – Bambina Ribelle (l’alloplastica Sissy) si gioca più o meno in questo modo:
LEI: richiede attenzioni esprimendo una forte intensità emotiva.
LUI: la sdegna.
LEI: è alloplastica e modula l’emotività in difetto sullo sdegno di lui. Aumenta poi la provocazione.
LUI: Sdegna, si arrabbia e prova ad uscire dal ruolo di genitore
LEI: Prova a riportarlo sul ruolo con un atto estremo.
LUI: Oscilla in colpa e riprende il ruolo genitoriale nel quale si sente costretto.
La sorella cerca da Brandon dei limiti alla propria emotività e quindi alla propria individualità che non riesce a trovare autonomamente. Per fare questo prova ad attivarlo con varie azioni provocatorie per farsi giudicare.
Tacitamente Sissy potrebbe pensarla più o meno così: sono molto insicura su me stessa, quindi dato che da sola non riesco a trovare sicurezze, con le buone o con le cattive le chiedo agli altri. Preferibilmente ai miei partners o a mio fratello. Meglio che qualcuno mi giudichi male che mi si lasci senza una forma.
Brandon vede l’azione della sorella e si porta pure lui su un piano di giudizio che attivi lei, ma che le moduli la sua emotività senza farla eccedere. La giudica, a volte anche bene (come nelle sue prestazioni artistiche) ma non benissimo, non le dà la piena soddisfazione per non farla esaltare.
Sissy, dal canto suo, che vuole essere definita, sarà colpita dalla marginalità del giudizio del fratello, si sente incompleta, e quindi alza il tiro in senso provocatorio per avere almeno una piena definizione.
Notiamo già da queste riflessioni come sembra che si stia quasi parlando di due partner sentimentali e non di un rapporto fraterno.
L’emotività eccessiva derivata da questa confusione di ruoli per Brandon diventa troppo poco tollerabile. E' un terreno che lui prova a gestire solo attraverso il rifiuto e l’allontanamento della sorella.
L’evitamento di Sissy quindi può essere letto come un tentativo di Brandon di demarcarsi dal suo ruolo di Genitore/Partner della sorella ed acquisire una sua libertà, cosa che peraltro dice esplicitamente durante una lite.
Potremmo supporre una cosa che non viene menzionata nel film, ovvero che Brandon nell’infanzia abbia dovuto curarsi lui della sorella o per assenza delle figure genitoriali o (più probabile) dopo possibili violenze subite ai loro danni.
Questo in una persona che, compulsivamente, si sarebbe dovuta curare della propria sorella anche quando era troppo piccolo per acquisire coscientemente e responsabilmente questo ruolo, è chiaro che uscirne provochi dolore.
La “pseudo”nevrosi di Brandon
Si definisce compulsione un comportamento ripetitivo, fisico o mentale, utile ad esorcizzare uno stato emotivo e dei pensieri negativi che insorgono primariamente nel soggetto.
Brandon da questo punto di vista è gravemente compulsivo e possiamo osservare che le sue compulsioni si organizzano esclusivamente sul comportamento erotico:
Autoerotismo
Ricerca di materiale pornografico online e riviste
Ricorso alla prostituzione
Tieni di conto che uso volutamente il termine “erotismo” e non “sessualità” in quanto il nostro Brandon non vive pienamente l’atto, nemmeno quello copulativo.
Per “sessualità” infatti si intende un sistema nel quale si vede l’altro come una persona con la quale condividere un’esperienza erotica, non una relazione nella quale l’altro è legato allo sfogo del momento.
Brandon al contrario usa l’altro quasi come se fosse un oggetto per sfogare la sua pulsione sul piano erotico.
Per quanto i comportamenti di Brandon non assumano la forma di una vera e propria perversione, lui è più legato al suo piacere (e alla sua attenuazione del dolore) che non alla ricerca di una reciprocità.
Tali comportamenti sono vissuti da Brandon con forte egodistonia, ovvero con sofferenza soggettiva. Questo quanto è impegnato in un'attività erotica o autoerotica il suo volto è teso dallo sforzo e deformato in una maschera di dolore.
Brandon soffre molto quando fa questo tipo di attività, è come se usasse l'erotismo per tamponare un dolore più grande.
Le compulsioni sessuali inoltre sono talmente preponderanti, intrusive, così com'è intrusiva la sottostante sofferenza della sua dimensione esistenziale, che rischiano di essere rilevate dal suo contesto lavorativo e sociale e quindi possono causargli problemi.
Esempio: Brandon visita siti pornografici durante l’orario di lavoro con il computer dell’azienda e tale attività produce problemi tecnici al suo software. Il suo capo si rende quindi conto che il computer di Brandon è pieno di virus e di materiale pornografico e richiede spiegazioni. Brandon si vergogna e quindi va a masturbarsi.
L’elemento egodistonico più forte è legato alla ripetitività del comportamento ed a ciò che cerca di tamponare: più volte si nota che Brandon non prova piacere durante il comportamento erotico.
Questo per lui è più un comportamento meccanico che sessuale, infatti il suo volto è stravolto dalla fatica e dalla sofferenza. Il comportamento erotico di Brandon inoltre spesso insorge in relazione ad emozioni negative che lui prova, quindi ha più una funzione di sfogo e di spostamento della pulsione che di ricerca del piacere.
Esempio: Brandon sente il messaggio mattutino della sorella che gli dice di risponderle, prova un’emozione negativa, va quindi in bagno a masturbarsi per modulare quell’emotività fuori controllo.
Il mondo interno di Brandon
Brandon probabilmente ha una percezione di sé stesso molto dicotomica: da un lato c’è lui buono, che si cura della sorella ma che è prigioniero delle oscillazioni emotive di lei. Dall’altro c’è lui cattivo, che non corrisponde al suo ruolo e perciò si vergogna e si sente in colpa, ma che è libero di non modulare le attivazioni emotive della sorella.
E’ questo il bivio sul quale pare oscillare il nostro Brandon: da un lato la strada della colpa, della vergogna ma della libertà e dall’altra quella della rettitudine, ma dell’annichilimento personale.
Una persona così calata in un ruolo che non dovrebbe corrisponderle (quello del Genitore della Sorella) come può intraprendere un percorso autonomo senza sofferenza?
Come può intraprendere un percorso che sia suo, soltanto suo?
Come può una persona che si concepisce degna solo se si cura dell’altro con abnegazione ed ha una così bassa opinione di sé stesso vivere una vita sufficientemente soddisfacente?
Come si può svincolare dalla sorella simbiotica?
E’ qui che Brandon fa il rigido. Mantiene il rapporto con la sorella prendendola “a piccole dosi” con la distanza e provando ad arginare la sua emotività quando lei è presente.
Qui si potrebbe chiudere il quadro, ma il Mondo – Brandon è indubbiamente molto marginale, e per una struttura rigida come ce la siamo prefigurata finora, questo mondo interno “straborda” un po’ troppo nella sua realtà quotidiana.
Lui stesso non riesce a porre un argine alle sue pulsioni sessuali, e queste si insinuano prepotentemente nelle altre aree di vita.
Parliamo quindi del mondo interno di Brandon. Quello vero.
Adesso voglio aprire una lettura apparentemente un po’ contrastante rispetto a ciò che abbiamo delineato finora.
Abbiamo messo in evidenza gli aspetti più di “rigidità strutturale” di Brandon, ovvero quelli che apparentemente lo propongono al pubblico come un uomo dotato di un forte controllo, una vita sessuale sì controversa, ma tutto sommato socialmente inserito.
In questo tipo di prospettiva però possiamo dare all’attività erotica di Brandon soltanto una connotazione patologica di “sfogo”, di “compulsione”, di “mastery sul controllo” (Mastery: modalità comportamentale o cognitiva di gestire le emozioni, da Semerari & Dimaggio, 2007).
La percezione invece che ci lascia Brandon è che si trovi sempre in un terreno di mezzo tra la rigidità e la mancanza di controllo, tra la depressione e una sostanziale "normalità" e ancora di più... tra una vita socialmente inserita e una dimensione nascosta, marginale, cupa.
Il Brandon inserito socialmente, elegante, controllato, controllante e seduttivo, che si fa le avventure erotiche a caccia di donne con i colleghi una sera e via, è un Brandon che, se lo osserviamo nei fatti, è costellato di questioni incompiute.
Proviamo a fare degli esempi:
Brandon va a caccia di donne col suo gruppo di amici-colleghi, perfetto, ma proviamo a definire meglio la realtà di questi rapporti.
Quali di questi è realmente suo amico?
Nella storia è narrata solo una specie di amicizia, quella col suo capo, il resto sono frequentazioni poco più che "da bar".
Con quale ha un rapporto di fiducia?
Brandon nei momenti di turbamento sembra non ricorrere a nessuno, nella pratica fa leva su sé stesso. Con gli altri è imperturbabile o quasi.
Quello che frequenta di più è un suo vero amico?
Il suo capo si porta a letto Sissy, la quale acconsente alle sue avanches, a casa e sul letto dello stesso Brandon, senza nemmeno prenderlo in considerazione.
Brandon anche qui lascia il fatto incompiuto, non si arrabbia (per quanto sia estremamente furioso) e scarica la tensione facendosi una corsetta.
Brandon è molto seduttivo, educato, di bell’aspetto, piace alle donne.
Perché il suo rapporto intimo più duraturo, alla tenera età di 45 anni circa, è durato solo 4 mesi?
Quando l'ha raccontato alla collega con la quale era uscito l''ha detto con naturalezza, quasi come se non si rendesse conto della particolarità. Una considerazione che si è lasciato scivolare addosso, che appunto, ha lasciato in sospeso.
Perché se il rapporto da erotico diventa sessuale - quindi si fa intimo - Brandon ha la disfunzione erettile?
Brandon inizia i rapporti sessuali, ma quando arriva alla penetrazione lo chiude. Anche il rapporto sessuale viene lasciato in sospeso e completato da un gioco erotico con una prostituta.
Brandon guarda intensamente le donne per sedurle, vede i loro dettagli, se li ricorda, è molto bravo a farlo. Le donne sono molto attratte dalla sua aria imperturbabile. E' come se Brandon le seducesse con un atto intenso di omissione, come se lo facesse imponendo la sua presenza nel silenzio ma effettivamente con un atto aggressivo. Come se volesse dominarle senza esporsi.
Brandon è una personalità "come se".
Ovvero un uomo che ha la sufficiente struttura per orientarsi nella vita quotidiana, ma questa sovrastruttura che gli permette di integrarsi è troppo costruita, troppo costosa in termini di energia (Bergeret, 2002).
Quindi quando Brandon è con gli altri mantiene questa struttura il più possibile solida per far finta di essere come gli altri. Al contrario quando è solo la struttura è troppo lassa, non regge, e quindi si disorganzizza e compensa la sua a-strutturazione con l'atto erotico.
Brandon pensa di avere un tema di perdita, ma per come si muove nella sua storia la sua perdita non è di qualcuno in carne ed ossa.
La perdita gliela esplicita Sissy quando si inserisce nel suo microcosmo: la sua è una perdita del suo narcisismo, dell’immagine sociale costruita di Sé stesso per adattarsi al contesto ed agli altri.
Osserviamo quindi Brandon nella sua concretezza, in ciò che effettivamente fa, vediamo una persona che gioca a fare la persona normale ma si muove su un terreno totalmente indefinito.
Troviamo un individuo che esce con gli amici ma non ha una relazione amicale, esce con una donna ma non riesce ad averci una relazione se non un qualcosa di molto superficiale, uno che inizia delle relazioni, ma non ha i punti di riferimento interni che gli permettono di viverle nella loro interezza.
Una persona che per sperare di godere nell'atto sessuale tira di coca.
Una persona che ha così tanta angoscia di definire sé stesso che sceglie di dominare una donna senza fare un passo avanti.
Perché Brandon è così lasso da essere quasi a-strutturato?
Per poter vivere una relazione nella sua interezza è necessario che una persona abbia coscienza di chi è lui stesso e chi è lui stesso rispetto all’altro, questi aspetti devono essere un minimo definiti.
E' quindi necessario avere coscienza di sé per potersi in qualche modo demarcare dall'altro. Per poter fare questo è necessario maturare nella propria vita dei “modelli interni” una propria immagine di noi stessi, interna e strutturata, che ci dia questo senso di “agency” nelle relazioni.
Brandon, tornando all’immaturità relazionale, gioca con le relazioni, spesso con la facilità con la quale si fa le avventure, ma le relazioni non le vive.
Lui ha paura di definire queste relazioni, in quanto definirle in un gioco di coppia vuol dire mettersi in gioco ed esporsi alle proprie mancanze. Nel suo caso alle sue grosse incompletezze, alla sua difficoltà di avere un modello interno.
Brandon non ha costruito un’immagine di sé stesso stabile, gli unici aspetti che gli fanno da punto di riferimento e sul quale riesce a darsi una forma sono il lavoro e, in extremis", l'atto erotico compulsivo. Per il resto Brandon è preda di sé stesso e delle sue enormi lacune.
Il nostro protagonista non ha potuto maturare tutto questo perché è impegnato in una relazione anaclitica con la sorella, talmente fusionale e invischiata da non riuscire appunto a trovare un'identità in un'altra realtà.
Alla domanda “chi è Brandon?” che sicuramente lui spesso si fa, tacitamente, davanti ai fatti della vita quotidiana sa solo rispondersi attraverso l’attività sessuale sregolata. Perché quello è l’unico modo per colmare il vuoto.
Un immenso vuoto identitario, la profonda consapevolezza che non ha avuto un modello di riferimento col quale specchiarsi per essere veramente un uomo adulto. Non ha un padre col quale ha potuto confrontarsi ed al quale appellarsi.
Sissy inserendosi con la sua modalità francamente caotica, disregolata, contraddittoria, aggressiva fa letteralmente a pezzi il bluff di normalità narcisistico che sta simulando Brandon, facendolo infuriare.
Gli mostra come il vero Brandon stia recitando un copione che calza male sulla sua natura: una natura sofferente, contraddittoria, distregolata, forse più di quella della stessa Sissy.
La nostra Sissy gli ripropone che se lui non si rifugia più nella torre d’avorio del suo narcisismo, il cui prezzo è la solitudine, possono provare a trovare una vita insieme. Una vita sofferente, dai confini ben poco definiti, invischiata, ma non solitaria.
Il conflitto tra i due protagonisti, e quindi tra le parti di Brandon, è un oscillare tra il rassicurante narcisismo il cui prezzo però è la solitudine e la vicinanza con la sorella, ma a prezzo del riproporsi della relazione anaclitica nella sua interezza.
Alla fine di questo articolo che parla della psiche di Brandon tra lo psicodinamico, il cognitivista e il sistemico; Brandon si dispera, è preda degli scompensi della sorella, ma ritorna al suo tran tran quotidiano. Tacitamente preda del suo conflitto interno deve riprendere la sua vaga normalità.
Lo vediamo tornare al lavoro, ammassato con molte altre persone nella sua grigia metropolitana. Ad un certo punto adocchia una ragazza che aveva già notato tempo prima.
Possiamo quindi lasciare Brandon buttandogli lì una riflessione:
Ti lasceremo solo su una metropolitana pronto per un altro giorno di lavoro, pronto per affrontare un'altra recita di quella che per te è la normalità.
Vedi che nel tuo vagone c'è quella ragazza che avevi notato tempo fa, la guardi quella bella donna e la metti alla prova, sai bene come attrarla ed al contempo imbarazzarla con il tuo gioco di sguardi. Magari stavolta evita di farla scappare.
Non ti sembra strano? L’hai notata in una grigia zona metropolitana, c’è così tanta gente, eppure il tuo sguardo ha indugiato proprio su lei ...
BIBLIOGRAFIA
Guidano, V.F. (1991). The Self in process, Guilford, New York (Trad. It.: "Il Sé nel suo divenire", Bollati Boringhieri, Torino, 1992).
Eric Berne, Analisi transazionale e psicoterapia, 1970
Bergeret J.M. (2002) La personalità normale e patologica. Le strutture mentali, il carattere, i sintomi, Cortina Raffello.
Dimaggio G., Semerari A. (2007) I disturbi di personalità. Modelli e trattamento. Stati mentali, metarappresentazione, cicli interpersonali. Laterza
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