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  • Immagine del redattorePaolo Mirri

Pandemic Fatigue: Difficoltà ad affrontare i continui cambiamenti imposti dalle misure anti Covid.

Il 2019 ormai è un lontano ricordo, il lockdown di marzo 2020 invece è uno spettro e sembra ieri. Dal lockdown ad oggi le cose non sono tornate come prima, e ci chiediamo quando potremo riassaporare la nostra vecchia realtà. Cos’è successo nella nostra vita in quest’anno e quali conseguenze psicologiche il Covid ci lascia?


Il coronavirus è stato presentato fin dalla sua annunciazione, a fine 2019 come un qualcosa di ignoto, letale, e talora si ventilava che fosse stato creato in un laboratorio! Questo, sin da subito, ha avuto un eco mediatico impressionante e con messaggi talora molto contraddittori.


L’oggetto ignoto fa paura all’essere umano e per smorzare tutta questa carica emotiva deve essere rappresentato nel modo più familiare possibile. Le persone quindi operano una “oggettivizzazione” sull’oggetto temuto, ovvero cercano di renderlo concreto e tangibile (secondo dati di scientificità, secondo metafore/immagini o personificandolo) (Moscovici,1976). Il “covid” (che poi in realtà Covid-19 è la malattia da Sars-Cov-2) tendenzialmente è divenuto l’altro la cui vicinanza potrebbe risultare nociva. Tratteremo le conseguenze psicologiche da Covid nei paragrafi che seguono.


Fase 1: Lockdown


Dal senso di estraneità di quando osservavamo dalle finestre i lumini degli schermi degli smartphone che brillavano quasi come lucciole nella notte, ci siamo ritrovati a guardare ogni sera i bollettini con i numeri dei morti che aumentavano e le immagini crude delle file di camion che portavano via i cadaveri, corpi che non avrebbero potuto ricevere alcun funerale.


La paura del contagio serpeggiava nelle persone, la vicinanza fisica tanto richiesta poteva portare alla morte dei propri cari, per una bassa ma significativa probabilità. Il virus diventa quindi il nemico comune contro il quale schierarsi. Nei primi mesi di lockdown prevale il senso di comunità (Tajifel, 1981) caratterizzato da slogan come “andrà tutto bene”, i tricolori, gli arcobaleni e le canzoni dai balconi e insofferenza per i runner.


Troviamo in quel periodo anche forti pulsioni sociali di dipendenza (Bion, 1971) rispetto a colui che per molti era un leader. Le persone avevano paura e richiedevano la protezione di un’entità superiore, in questo caso un’istituzione. Giuseppe Conte infatti in quel periodo è stato un leader con un’enorme audience e particolarmente amato.


Senso di dipendenza da leader


E’ necessario sottolineare come spesso, quando si esprime un senso di dipendenza da un leader, da un’idea, da una divinità, è vero che ci si attende una protezione, ma si è altresì pronti a rinunciare ad alcune libertà per la propria sicurezza.


Da Marzo 2020 abbiamo dunque subìto una violenta battuta d’arresto delle nostre abitudini di vita, siamo stati rinchiusi e distanziati, abbiamo vissuto il dolore delle separazioni, la mancanza d’ossigeno, il soffocare accanto a chi amiamo. Abbiamo sentito le urla e il fracassarsi dei piatti per terra delle coppie che litigavano, costrette forzatamente a condividere spazi diventati una prigione.


Forse abbiamo sentito alzare le mani e piangere. La reclusione forzata in casa ha causato l’esacerbarsi di violenze in coppie già conflittuali e al contempo un aumento globale delle violenze domestiche (Buttell, F & Ferreira, RJ, 2020). Il Sole 24 Ore, citando ISTAT, segnala un aumento del 120% rispetto al 2019 delle chiamate al numero verde antiviolenza, soprattutto da parte di donne all’interno della stessa casa, spesso sottoposte a ripetute violenze (infodata.ilsole24ore.com/2020).


Fase 2: sistema a zone


Alla seconda ondata il precedente Governo (e per adesso anche quello attuale) ha colorato le regioni attraverso un sistema cromatico che va dal giallo al rosso. I colori secondo i quali sono permesse determinate attività e vietate altre. Dal periodo della clausura siamo passati quindi a quello dell’instabilità. Le attività che sono ritenute non essenziali dallo Stato hanno iniziato ad aprire e chiudere senza coerenza e a subire perdite economiche disastrose. Inoltre, ogni sera sappiamo che dalle 22 alle 5 è vietato uscire, perché c’è il coprifuoco. La prima volta nella storia della Repubblica dal Luglio 1943.


Quali sono le conseguenze psicologiche di questo contesto sociale?


Siamo passati, dopo un’estate sotto lo spettro del Covid, dalla chiusura all’instabilità. Questo clima del non sapere cosa potrebbe succedere la prossima settimana aumenta lo stato ansioso dell’individuo. Pone inoltre alcune persone in stato di subeccitamento, di mobilitazione delle proprie risorse rispetto al rischio percepito e depressione all’esaurimento di queste risorse.


Questo per il fatto che il sistema nervoso simpatico e parasimpatico, i quali dovrebbero aiutare a gestire i cambiamenti e i rischi, si ritrovano in una situazione di scarsa prevedibilità (che aumenta il senso di rischio percepito e quindi l’ansia) e i tempi dell’emergenza che si stanno dilatando, e che quindi non sono più percepiti come quelli di un’emergenza, bensì di una fatica. Qui il fallimento sulla regolazione emotiva e il senso di fatica (Porges, 2011).


La pandemia e le misure restrittive stanno quindi lasciando varie ripercussioni psicologiche, quelle più psichiatriche le trovi qui in quest’altro articolo. Possiamo dire che il primo periodo è quello del senso di dipendenza dal leader, quello dello stupore e della paura. Il secondo periodo invece è quello della resistenza, degli sbalzi d’umore, della fatica per un periodo inquietante che stenta a terminare.



 

BIBLIOGRAFIA


Bion, Wilfred R., Esperienze nei gruppi ed altri saggi. Presentazione di Fr. Corrao e S. Muscetta. Roma: Armando, 1971


Buttell, F., & Ferreira, R. J. (2020). The hidden disaster of COVID-19: Intimate partner violence. Psychological Trauma: Theory, Research, Practice, and Policy, 12(S1), S197-S198. http://dx.doi.org/10.1037/tra0000646

Moscovici, S. (1961, 1976). La Psychanalyse, son image et son public. Paris: PUF.


Porges SW (2011). The Polyvagal Theory: Neurophysiological Foundations of Emotions, Attachment, Communication, and Self-regulation. New York: WW Norton.


Tajfel, H. (1981). Human groups and social categories: studies in social psychology of intergroup relations. London: Academic Press



 

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