In questo articolo voglio proporti una lettura in chiave cognitivo-costruttivista (Lambruschi, F; 2014) del film “la storia infinita” (1984) di Wolfgang Petersen, tratto dall’omonimo romanzo di Michael Ende.
Trovo questo film particolarmente calzante per spiegare un fatto: in questo caso la depressione di Bastian non rappresenta altro che la punta dell’iceberg di tutta una costruzione del mondo che ha questo bambino e del tentativo di questo di riorganizzarla dopo l’evento traumatico.
Un evento normale quindi, calato nella soggettività della visione delle cose di una persona che funziona come Bastian.
Una precisazione prima di iniziare: questo è un articolo di interpretazione psicologica, indipendente da quella dell’autore e del regista, e assolutamente non di critica cinematografica. La storia non la racconterò se non a grandi linee, perciò se non hai visto il film ti conviene prima prenderne visione e poi leggere questa pagina.
Voglio presentare il caso di lutto materno di Bastian, bambino maschio, dieci anni, figlio unico, che si appresta ad affrontare la pubertà e lo sviluppo sessuale.
Il contesto nel quale vive Bastian.
Il lutto materno non è rappresentato nel film, non è collocato nel tempo. Da come ne parlano padre e figlio nelle prime scene probabilmente è accaduto da qualche mese, forse un anno.
Bastian affronta un periodo di isolamento, ha cattivi voti a scuola e questo attiva il padre che collega correttamente l’atteggiamento passivo di Bastian e gli insuccessi all’evento luttuoso.
Il padre tuttavia non riesce a supportarlo emotivamente, offrendogli sì l’appoggio paterno sul piano verbale ma non affettivo. Anche lui soffre per la dipartita della moglie ed è portato ad evitare forti emozioni.
Il padre quindi parla a Bastian di come deve accettare la morte della mamma, ma non accoglie le emozioni del figlio che si esprimono con la sua passività e le sue omissioni.
Mentre va a scuola Bastian si ritrova, come al solito, sottoposto a bullismo da parte di un gruppo di suoi compagni che lo umiliano costantemente. Bastian reagisce alle umiliazioni scappando e non esprime aggressività nei confronti dei bulli. La reprime.
La storia infinita.
Bastian va a scuola, decide di non entrare in classe e sale sulla soffitta, un posto che lo spaventa. Il libro è un po’ lo stato dell’arte del lutto di Bastian e del suo rapporto con le emozioni e col tema della morte. E’ una parabola artistica creata dal bambino su come sta gestendo questo lutto e di come potrebbe avviarsi ad una sua risoluzione.
Voglio essere chiaro con i non psicologi: tutti i personaggi fantastici del libro sono Bastian. O meglio, sono rappresentazioni, metafore, di parti di Bastian. Nella trattazione mi riferirò solo ad alcuni di questi, sono molti e non tutti, a mio parere, possono essere spiegabili.
Prima di scendere nel dettaglio voglio che guardi la storia “dall’alto” in una modalità un po’ impressionistica: di cosa parla realmente la “storia infinita”? Parla realmente di una depressione?
Il mondo di Bastian è Fantasia, è tutto fuorché un mondo di depressione. Ci sono i mostriciattoli, le fatine, quella specie di pupazzone volante, il Fortunadrago, che è tutt’altro che cupo e minaccioso. Non è il mondo di un depresso.
Fantàsia è un mondo dominato dalla gioia e da sogni infantili, è a-temporale per definizione, non ha confini, è apparentemente caotico ma è governato da una Imperatrice. Quindi in realtà tutto è sottoposto ad un forte controllo, per quanto verosimilmente bonario.
Fantasia però inizia ad assumere tinte horror quando il controllo inizia a vacillare, l’imperatrice si ammala gravemente ed a quel punto entra in gioco “il nulla”.
Voglio far notare una cosa: in Fantasia c’è già spazio per la tristezza infatti le “paludi della tristezza” trovano una sorta di collocazione geografica. Atreyu nel film le conosce, sa benissimo cosa fanno e per quanto le soffra le gestisce.
Bastian quindi vede sì la tristezza come un’emozione forte e pericolosa (chi si lascia prendere dalla tristezza rimane intrappolato nella palude e sprofonda, oppure Atreyu che si avventura lì dentro rimane stranamente “ferito”) ma comunque qualcosa contro la quale si può lottare.
Ciò che veramente infesta il mondo di Fantasia e lo mette in crisi non è la tristezza e la depressione, ma ciò che non trova collocazione, ovvero ciò che esula dal controllo di Bastian e le leggi imperiali di quel posto. Il nulla.
Il nulla, ovvero, sarò chiaro, la morte.
Il rapporto di Bastian con la morte.
Bastian è un bambino e non può concettualizzare l’esperienza del morire (Yalom, ID; 2019).
Da come sopraggiunge il nulla in Fantàsia, ovvero appena dopo la malattia dell’Imperatrice, si può intuire come l’esperienza del lutto materno sia stata percepita come assolutamente fuori da ogni suo controllo.
L’unico modo per riuscire ad acquietare le sue paure è darsi la spiegazione che l’Imperatrice è gravemente malata ed il nulla è fuori ed avanza.
(guarda bene la forza della negazione di Bastian, le persone prese dal nulla nel film non muoiono… “vengono prese”, spariscono!)
A livello comportamentale si rifiuta di nominare la madre per non spaventarsi ulteriormente.
Se Bastian non nomina la madre è come se implicitamente lei non fosse mai esistita, di conseguenza non sarebbe potuta morire.
Si intravede un po’ un tema di Bastian, che potrebbe suonare un po’ in questo modo: “Se perdo il controllo muoio” nella quale risulta un po’ confuso su chi, su sé stesso o sull’altro?
Bastian attua quindi un meccanismo di negazione verso un’esperienza di fine vita che è esternalizzata (non elaborata, proietta un’angoscia sull’esterno) sulla madre, ma che in realtà terrorizza lui.
E' venuta meno la sua principale figura protettiva ed, emotivamente, non razionalmente, se non c’è più chi lo protegge la prossima vittima del mondo crudele potrebbe essere lui!
Come può Bastian trovare tutta questa forza per negare l’esistenza di un qualcosa di così terribile e reale?
In sostanza: Bastian come può salvarsi dalla morte?
Ci vuole un eroe!
Lo spavaldo Atreyu è apparentemente il classico eroe bambino che può salvare l’imperatrice. L’eroe pellerossa Atreyu, che sulla toppa dello zaino di Bastian (e… soltanto sulla toppa dello zaino), caccia i bisonti prendendoli a frecciate!
Lo spavaldo Atreyu ha un mandato dal governo centrale: deve trovare un modo per salvare l’Imperatrice. Deve partire per andare lontano, disarmato e solo in un mondo dove il nulla imperversa.
Esattamente dove? Ovunque l’Auryn, una collana consegnatagli dal portavoce dell’Imperatrice, lo guiderà.
L’Auryn é un oggetto controfobico (un oggetto che dovrebbe tranquillizzare dalle paure, una specie di copertina di Linus), ed è simbolo dell’ordine e della consequenzialità delle cose. Di controllo.
Atreyu inizia la sua avventura e nei fatti è l’Anti- Eroe di tutta la Storia Infinita. Lotta disperatamente contro il fato cercando di opporsi con le unghie e con i denti al cambiamento interno di Bastian.
Atreyu è risoluto, lotta contro le emozioni forti quali la tristezza (le paludi), la rabbia (il lupo Gmork) e la poco concettualizzata e molto esternalizzata paura (le prime sfingi dell’Oracolo).
Atreyu in realtà non può permettere a Bastian di elaborare il lutto. Lo sprona a farsi forza e lo stabilizza sulla mancanza di controllo emotivo.
Se si guarda bene la collocazione di Atreyu nella storia ed il suo mandato potrebbe cascare la maschera dell’eroe impavido.
Guarda bene: Atreyu deve andare da solo e disarmato all’avventura sfidando l’ignoto. Di fatto però Atreyu per quasi tutto il tempo è accompagnato. Prima dall’amato cavallo, poi da quel pupazzone del Fortunadrago e nel mentre è circondato da personaggi pittoreschi ma amichevoli che lo aiutano.
E’ quando è solo che Atreyu è triste, ha rabbia e soprattutto ha paura ed ogni volta rischia di soccombere. Il ragazzo è solo parzialmente autosufficiente, mostra forza e libertà ma la solitudine lo destabilizza e lo rende vulnerabile.
L’Oracolo: i tre passi per arrivare alla verità
E’ molto interessante la scena dell’Oracolo perché Atreyu si trova davanti all’emozione che teme più di tutte, la paura stessa.
Nella prima sfida dell’Oracolo Atreyu si ritrova a confrontarsi con la paura della morte.
Le sfingi leggono nel cuore dei valorosi che provano a passare ed inceneriscono coloro che provano la paura della morte. Queste scorgono nel cuore del giovane Atreyu l’insicurezza ed il terrore e provano a fulminarlo col loro sguardo rovente.
In un modo assolutamente improbabile Atreyu si salva dalle sfingi (proprio perché Bastian non riesce a concettualizzare la morte e si autoinganna pensando di poterle sfuggire con un salto) e va avanti nel suo percorso totalmente illeso.
Nella seconda sfida l’eroe bambino deve specchiarsi in uno specchio che gli mostrerà il suo vero Io, e questo chiaramente riflette Bastian. Atreyu e Bastian qui hanno un sussulto, in quanto scoprono che entrambi sono la stessa persona, coesistono.
Atreyu è l’antitesi e l’altra faccia dell’eroe Bastian, quest'ultimo invischiato con la madre ed apparentemente debole.
Atreyu/Bastian scopre che l’unico modo per salvare Fantasia è dire il nome dell’imperatrice bambina. Solo Bastian può farlo, è invischiato con la madre ed è l’unico, che prendendo atto della sua fragilità potrà trovare la forza per trovare una dimensione alternativa all’invischiamento.
La parabola delle tre sfide di Atreyu ovvero la personalità di Bastian
Guardiamo l’avventura di Atreyu “dall’alto”, in modo semplice.
Le premesse sono che il ragazzo forte deve viaggiare per il mondo pericoloso, disarmato e facendo leva solo su sé stesso.
Affronterà la tristezza della perdita (il cavallo muore) ma troverà sempre qualcun altro che gli starà vicino e lo aiuterà (il Fortunadrago, che praticamente lo trasporta ovunque).
L’Oracolo (l’esperienza traumatica) gli dice che se vorrà crescere dovrà da un lato farsi forza e controllarsi come fa Atreyu, si, ma dall’altro avere meno paura delle emozioni negative. Solo così potrà avvicinarsi all’adolescenza. E quindi sperare di diventare un adulto realizzato.
Nella sfida con Gmorg Atreyu è solo ed ha perso il suo Auryn, ma abbatte il lupo lo stesso e - detto tra noi - con estrema facilità, solo facendosi coraggio e provocandolo.
Si capisce quindi che Bastian, per sfidare il mondo percepito come pericoloso e guadagnare un po' di sicurezza in sé stesso, deve un po’ smussare la sua dipendenza verso le sue figure protettive. Queste per lui saranno comunque accessibili nei momenti difficili.
L’imperatrice Bambina: il primo passo verso la pubertà
Atreyu alla fine guarda in faccia la sua vera paura, l’Imperatrice Bambina.
Non potrà darle un nome, lui può solo passare il testimone a Bastian, che deve mettere in gioco la vera e propria separazione dalla madre. Per fare questo deve accettare di perdere il controllo sulle emozioni più spaventose.
L’Imperatrice Bambina è chiaramente la rappresentazione della madre che Bastian conserva dentro di sé. La rappresentazione emotivamente più gestibile che può esperire.
L’imperatrice bambina è rassicurante perché è una coetanea che dà a Bastian uno spunto di riflessione su ciò che potrà esplorare affettivamente in futuro. Implicitamente suggerisce a Bastian che crescerà, diventerà uomo, e potrà ricercare una coetanea con la quale riproporre un legame relativamente ambivalente come quello che aveva con mamma.
Bastian con l’immagine dell’Imperatrice Bambina si sposta nel futuro, quindi si salva dalla morte prima percepita come imminente.
Il bambino a quel punto può nominare la madre. Perde il controllo sulle emozioni legate al lutto materno, si terrorizza in quanto la lascia andare, ma riacquista un senso di controllo su sé stesso in quanto si permette di ricostruire un’immagine di sé (ricostruisce Fantàsia da un granello di sabbia) relativamente indipendente da quella del Bastian legato a mamma.
Un’immagine però un po’ più matura, quella di un bambino che sta crescendo.
La riorganizzazione di Bastian si ripristina sotto un velo di negazione: di fatto il bambino alla fine si accorge che nella nuova Fantasia “non è cambiato nulla” dalla sconfitta del nulla.
Bastian ha quindi fatto un primo passo per superare la sua paura della solitudine, e ha tirato un po’ fuori l’Atreyu che c’era in lui. La sua visione globale del mondo e di sé stesso resta la stessa.
Conclusione.
Cosa succede sul piano comportamentale?
Bastian dopo l’evento luttuoso ha messo in atto tutta una serie di comportamenti per attirare l’attenzione su di sé, ma è stato poco notato dal padre.
All’ennesima frustrazione causata dai bulli decide di cambiare registro: fa quindi un po’ l’Atreyu, se non ci riesce con le buone lo fa con le cattive.
Per farsi coraggio da solo si espone alla situazione più paurosa (ma in realtà sicura...) che poteva immaginarsi: la spaventosa soffitta della scuola! E sta lì tutta la notte e sfida le sue paure. Pienamente cosciente però che sarebbero venuti a cercarlo.
Il piccolo e vulnerabile Bastian in pratica si fa una breve fuga da casa.
Verosimilmente allerta tutti: padre, parenti, scuola e appena dopo le forze dell’ordine. Sarà molto facile trovarlo, lui vuole essere trovato, ha portato con sé le chiavi della soffitta, quindi qualcuno per forza verrà lassù e lo troverà entro breve.
In questo modo Bastian ha trovato una soluzione intelligente per attivare padre e contesto sociale in un modo alternativo rispetto ad andare male a scuola. Ha riportato l’attenzione sulla sua sofferenza. Adesso sarà il padre che dovrà recuperare interamente il suo ruolo, prendersi emotivamente cura del figlio ed affrontare la sua di depressione.
BIBLIOGRAFIA
Lambruschi F. “Psicoterapia cognitiva dell’età evolutiva. Procedure di assessment e strategie psicoterapeutiche”, Bollati Boringhieri, 2014
Yalom I.D.“Psicoterapia esistenziale”, Neri Pozza Editore, 2019
Comments